L’Associazione per l’Ingegneria Genetica (AIG) porta il nome di Maria Giovanna Stella Modaffari (1973-1997).
Le sue grandi doti morali, civili, sociali e scientifiche sono state coronate dall’Ateneo messinese il 27 luglio 1999 con la Laurea alla memoria in Filosofia, riconoscimento della sublimità del suo lavoro scientifico, etico e sociale svolto nelle sue molteplici attività, concentrate in particolare sulla bioetica e sull’ingegneria genetica. L’iniziativa dell’Università è stata il riconoscimento e il coronamento della sublimità del suo lavoro scientifico, etico e sociale svolto nelle sue molteplici attività, seppur segnate da una malattia genetica
che nascondeva per non condizionare quanti erano chiamati a valutare la sua ricerca e le sue iniziative.
L’attività scientifica e l’impegno sociale di Maria Giovanna si sono concentrati sulla bioetica e sull’ingegneria genetica, con la finalità di promuovere una migliore qualità della vita. Migliorare la qualità della vita è uno dei compiti fondamentali delle nostre società. Ci accorgiamo sempre più che non basta vivere, occorre vivere ‘qualitativamente’, migliorare le condizioni ambientali del nostro pianeta, favorire uno sviluppo armonioso della nostra corporeità e della nostra salute. In questo campo, l’attenzione di Maria Giovanna alla qualità della vita veniva percepita nel quadro di un progetto sociale di notevole rilevanza e di grande significato umano in sintonia con il fondatore stesso della bioetica, Van R. Potter, che definiva la nuova disciplina come la scienza che mira a promuovere una migliore qualità della vita. Non la scienza dei limiti da porre alle nuove frontiere del progresso scientifico, ma – positivamente – un impegno che coinvolge tutti per costruire un habitat con qualità migliori di vita.
La Modaffari in particolare a partire dai suoi studi filosofici e bioetici, si è impegnata molto sia a livello scientifico che sociale per promuovere una migliore qualità della vita. Lo studio della bioetica e soprattutto dell’ingegneria genetica erano finalizzati alla ricerca di percorsi che rendessero possibile un migliore dominio della scienza sulle malattie genetiche. La fibrosi cistica, malattia di cui lei soffriva, l’ha portata a indagare orizzonti nuovi e a incontrare chi come il professor Choe aveva proposto pionieristicamente nuove evidenze scientifiche isolando il gene della malattia.
Diceva: ‘Il problema dell’ingegneria genetica non è questione solo di percorsi biologici e sperimentali, ma è questione di modelli di qualità della vita, di prospettive antropologiche e sociali che orientano la scienza e l’uomo di scienza”.
Ed è proprio vero, il progresso scientifico è ben strutturato dal punto di vista tecnico, ma ogni scienza – e in particolare le scienze della vita – esigono percorsi conformi alla vita che è insieme e indissolubilmente un fatto biologico e un fatto psicosociale e ambientale.
Questa intuizione di Maria Giovanna Modaffari si presenta come un contributo per un investimento scientifico che la ricerca genetica non dovrebbe trascurare, pena il rimanere nelle angustie di una scienza non molto produttiva. Un esempio ci viene dalla ricerca genetica sul cancro, molto incentrata su dati chimici, fisici e biologici e poco attenta agli elementi umani, culturali e comportamentali che la strutturano. Potter, in quanto oncologo prima che bioeticista, aveva percepito queste dimensioni che purtroppo il modello di bioetica attuale generalmente trascura. Dunque il contributo della Modaffari (riscontrabile soprattutto nella sua tesi di laurea) è particolarmente utile anche a quanti nella comunità scientifica lavorano per promuovere la qualità della vita. In questo senso, la Laurea alla memoria dell’Ateneo messinese è il riconoscimento dell’intensa attività di studio e di ricerca di una giovane che ha speso ogni sua energia per il progresso della scienza e per la crescita dell’uomo.
L’attività di Maria Giovanna in questo campo si è trasformato in impegno sociale, perché come lei diceva ‘lo studio serve a migliorare l’individuo e quindi la società, potendo influire positivamente sul gruppo sociale che lo accoglie. Lo studioso che vivesse da eremita può essere utile solo a se stesso ‘ e con la sua morte corporale moriranno anche le sue idee’. Perciò trasformò lo studio della bioetica in ‘educazione bioetica’, cioè formazione sociale delle problematiche poste dalle nuove frontiere della scienza.
‘Occorre passare – diceva – dalla bioetica come riflessione teorica alla bioetica come prevenzione e sensibilizzazione sociale’.
E in questo era particolarmente impegnata nella divulgazione attraverso i mass media, la formazione scolastica, il volontariato, l’organizzazione di strutture nuove che potessero rendere possibile il progetto della bioetica come impegno sociale. Così consegnò diversi contributi alla rivista internazionale di prevenzione della fibrosi cistica ‘IACFA’ (International Association of Cystic Fibrosis) con articoli apparsi a partire dal luglio 1994, come anche alla rivista nazionale ‘Fibrosi Cistica’ (della Lega Nazionale Lotta contro la Fibrosi Cistica). Un altro impegno sociale di notevole significato è stato la fondazione del Gruppo Adulti Affetti da Fibrosi Cistica, nato dalla sua applauditissima proposta al Convegno annuale di Firenze (luglio 1995). Inoltre scriveva sul giornale culturale di Barcellona dell’Associazione dei docenti ‘L’Arco’.
Rilevanti poi sono state le iniziative dopo la sua morte (26 maggio 1997) portate avanti senza un’organizzazione di base. Anzitutto il Simposio sugli aspetti bioetici dell’ingegneria genetica, svoltosi a Barcellona il 4 dicembre 1997 e che ha visto una partecipazione molto ampia e particolarmente qualificata; i relatori, noti studiosi dell’Università di Messina, hanno tracciato in ogni relazione alcuni percorsi dell’impegno di Maria Giovanna in un campo così importante della scienza e che rappresenta un’icona di grandi attese, per le tante patologie genetiche che affliggono le nostre società.
Poi la Borsa di Studio che l’Amministrazione Comunale ha voluto dedicarle, coinvolgendo i giovani della scolaresca e i gruppi di animazione culturale e sociale, stimolando la riflessione giovanile verso valori di ampi orizzonti.
Un’altra iniziativa è stata la giornata a un anno dal Primo Simposio (4 dicembre 1998) e che ha coinvolto oltre che il Comune anche l’Associazione culturale ‘L’Arco’. In quella circostanza, la testimonianza di personalità culturalmente qualificate di tutta la provincia ha gettato una luce sui valori sociali che circolavano grazie anche all’animazione e all’impegno di persone come Maria Giovanna Modaffari.
La Borsa di Studio organizzata dall’Università di Messina, per uno studio o una tesi nel campo dell’ingegneria genetica, finalizzata a promuovere nella comunità degli studenti percorsi scientifici significativi non solo per rendere migliore il dominio della scienza sulle malattie genetiche, ma anche per segnalare la validità di un ‘modello’ di progresso scientifico propugnato da Maria Giovanna e segnalato come particolarmente significativo da studiosi che sono intervenuti anche pubblicamente attraverso la stampa.
E’ stato dedicato un volume alla memoria di Maria Giovanna Modaffari, pubblicato dall’Editrice Elle Di Ci di Torino con il titolo Bioetica sociale (1999), con interventi di studiosi di fama nazionale e internazionale.
Infine, il prestigioso già citato riconoscimento della Laurea alla memoria per opera dell’Università di Messina, passato con voto unanime dal Senato Accademico, previo parere positivo e altrettanto unanime del Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia e del Consiglio di Corso di Laurea in Filosofia.
Sono noti anche gli interventi recenti, apparsi con particolare enfasi sulla prima pagina della ‘Gazzetta del Sud’ e dedicati a segnalare l’impegno civile e sociale della Modaffari, con testimonianze varie a livello locale e nazionale (si vedano gli articoli apparsi sulla ‘Gazzetta del Sud’ del 2 e del 9 luglio).